Funerali in Italia | Ecco i cinque più coinvolgenti della Storia Repubblicana
Un funerale è un momento di commiato in cui si rende omaggio per l’ultima volta ad una persona cara. Nella maggior parte dei casi, ad un funerale partecipano poche decine di persone; tuttavia quando a morire è una personalità illustre, il numero di partecipanti all’ultimo omaggio supera spesso diverse migliaia di persone. I funerali di alcune importanti personalità morte in condizioni specialmente drammatiche si sono convertiti in veri e propri fenomeni di massa, entrando di diritto nella Storia Moderna d’Italia. Abbiamo voluto, pertanto, creare una piccola lista di quelli che, secondo noi sono stati i funerali più coinvolgenti della Storia moderna d’Italia.
Il leader della Democrazia Cristiana Aldo Moro, cinque volte primo ministro, morì il 9 maggio del 1978, assassinato dai terroristi delle Brigate Rosse dopo una prigionia di cinquantacinque giorni. La celebrazione funebre pubblica di Aldo Moro venne celebrata il 13 maggio dal cardinale Ugo Poletti e dall’allora pontefice Paolo IV, amico intimo dello statista pugliese. Le circostanze drammatiche della morte di Moro e la fermezza delle istituzioni repubblicane nel non trattare con i terroristi per la liberazione del politico, fecero sì che la famiglia rifiutasse qualsiasi tipo di cerimonia pubblica. Per questo, durante il funerale di Aldo Moro celebrato da Paolo IV, la bara era vuota: la famiglia infatti negò l’autorizzazione alla cerimonia pubblica. Alla cerimonia tenutasi nella chiesa di San Giovanni in Laterano parteciparono tutti i principali uomini politici dell’epoca e diverse migliaia di persone rimasero assiepate fuori dall’edificio.
Un altro grande politico della Prima Repubblica che ebbe una cerimonia funebre estremamente emozionante fu Enrico Berlinguer, Segretario del Partito Comunista morto per le conseguenze di un attacco cardiaco mentre era impegnato in un comizio a Padova. Berlinguer venne colpito da un ictus fulminante il 7 giugno del 1984, morendo quattro giorni dopo presso l’ospedale di Padova. Il comizio, trasmesso in diretta televisiva, mostrò al mondo l’agonia di Berlinguer.
I funerali del leader comunista, tenutisi il 13 giugno, videro la partecipazione di quasi un milione di persone, tra cui i principali leader politici. Anche il leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, presentò omaggio alla bara del suo più fiero avversario. Pochi anni dopo la morte di Berlinguer, la tragica morte del giudice Giovanni Falcone sancì di fatto la fine della Prima Repubblica.
I funerali del leader comunista, tenutisi il 13 giugno, videro la partecipazione di quasi un milione di persone, tra cui i principali leader politici. Anche il leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, presentò omaggio alla bara del suo più fiero avversario. Pochi anni dopo la morte di Berlinguer, la tragica morte del giudice Giovanni Falcone sancì di fatto la fine della Prima Repubblica.
Il giudice Giovanni Falcone, assassinato il 23 maggio del 1992 assieme alla moglie Francesca e a tre agenti della sua scorta con un attentato dinamitardo sull’autostrada Palermo-Punta Raisi, era uno dei principali magistrati impegnati nella lotta alla mafia. Ai funerali del giudice, tenutisi il 25 maggio a Palermo nella chiesa di San Domenico, presero parte oltre ventimila persone. I politici intervenuti – Claudio Martelli, Giovanni Spadolini, Giovanni Galloni, Vincenzo Scotti – vennero contestati ed insultati dalla folla, che li accusò di aver lasciato morire Falcone con la loro indifferenza.
Karol Woijtila, primo pontefice polacco, uno dei leader religiosi più fermi nella lotta alla criminalità organizzata, espresse grande cordoglio per la morte di Falcone. Giovanni Paolo II, che rimase alla guida della Chiesa per oltre un quarto di secolo, morì il 2 aprile del 2005, dopo una lunga agonia. Ai suoi funerali, tenutisi l’8 aprile del 2005, parteciparono tre milioni di persone, affluite a Roma da ogni angolo del pianeta, compresi i principali leader politici e religiosi del globo. A celebrare i funerali fu il cardinale Ratzinger, che pochi giorni dopo venne eletto papa con il nome di Benedetto XVI.
Il 12 novembre del 2003, l’attacco terroristico contro la base italiana di Nassirya, in Iraq, portò alla morte di 28 persone: 19 italiani e 9 iracheni.
I 19 italiani morti erano 12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito e 2 civili.
Le salme delle vittime rientrarono in Italia, con la camera ardente allestita presso il Vittoriano.
I funerali si tennero nella chiesa di “San Paolo Fuori le Mura” il 18 novembre: vi parteciparono oltre 50 mila persone.
Quel giorno venne proclamato il lutto nazionale.
I 19 italiani morti erano 12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito e 2 civili.
Le salme delle vittime rientrarono in Italia, con la camera ardente allestita presso il Vittoriano.
I funerali si tennero nella chiesa di “San Paolo Fuori le Mura” il 18 novembre: vi parteciparono oltre 50 mila persone.
Quel giorno venne proclamato il lutto nazionale.