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Il cimitero Allegro: la morte si colora di tinte forti

A Săpânța, nella Romania settentrionale, uno degli ultimi posti ancora vergini in Europa e luogo pieno di tradizioni, precisamente nel distretto di Maramureș, esiste un cimitero particolarissimo, senza ombra di dubbio diverso da tutti gli altri. Si tratta del Cimitirul Vesel, ovvero del Cimitero Allegro.
Coloro che entrano in questo luogo sacro non hanno, di certo, l’impressione di trovarsi in un luogo di riposo eterno per chi muore e di tristezza per chi, invece, resta. Raggiungerlo non è proprio facilissimo nè particolarmente agevole: una delle strade percorribili, più precisamente quella che passa più a nord, lungo il confine, è in condizioni terribili a causa dei crateri presenti ed anche le alternative non sono comodissime.
Ma, alla fine, chi varca i cancelli del Camposanto resta a bocca aperta: si trova, infatti, davanti un luogo allegro e colorato, dove non vi sono lapidi grigie e parole di cordoglio sull’epitaffio ma dove ogni singola tomba è dipinta con scene richiamanti la vita di chi vi è sepolto.5022937542_7d06e6a304_b
E’ proprio questa, infatti, la caratteristica del Cimitero di Săpânța: sepolture dai colori sgargianti, in particolar modo nei toni del blu, sovente accompagnate da poesie umoristiche volte a descrivere la personalità del defunto.
L’idea del Cimitero Allegro si deve allo scultore rumeno Stan Ioan Patrasche che, nel 1934, decise di decorare la propria futura tomba nel Camposanto locale.
Da quel momento, il Cimitero si è arricchito di più di ottocento tombe con croci in legno intagliate dai colori sgargianti e lapidi con epitaffi divertenti che, oggi, richiamano la curiosità di migliaia di visitatori provenienti da tutto il Mondo e che ha fatto sì che questo luogo sacro, fosse considerato patrimonio dell’Unesco.

Il Cimitero, infatti, viene visitato quotidianamente proprio come una galleria d’arte.
Tra tutte quelle presenti, la tomba più celebre e maggiormente apprezzata dai visitatori è, senza ombra di dubbio, quella di Dumitru Holdis.
Dalle descrizioni presenti sulla tomba si capisce subito che Holdis, morto ad appena 45 anni, amava bere grappa e che, probabilmente, è deceduto per i danni causati dall’eccesso di alcool. Si può leggere, infatti che “la grappa è un veleno puro , che porta pianto e tormento. Anche a me li ha portati. La morte mi ha messo sotto i piedi. Coloro che amano la buona grappa come me patiranno, perché io la grappa ho amato e con lei in mano sono morto”.
La tomba è così particolare che nel Cimitero sono presenti rivendite di souvenir che ne distribuiscono le miniature.
Anche fuori dal Cimitero, nel piccolo paese rurale, ovvero un insieme di piccole case basse, decine e decine di bancarelle vendono ai turisti, unitamente ai prodotti locali quali tappeti, tovaglie, artigianato locale e oggetti vari, anche miniature in legno delle tombe “allegre”.
Gli epitaffi del Cimitero sono così particolari che qualcuno ha persino deciso di raccoglierli e farne un vero e proprio libro. Si tratta del libro “Le iscrizioni parlanti del Cimitero di Sapânta” realizzato ad opera delYTo2OntzOjI6ImlkIjtpOjEwNDA2NDY7czoxOiJ3IjtpOjk4MDtzOjE6ImgiO2k6NjUxO3M6MToiYyI7aTowO3M6MToicyI7aTowO3M6MToiayI7czo0MDoiYjNjZTQ0NWQwMjQ5ZTljMWUyMzY0OGU1YWJlYmVkNjI1Yzk4NGNhOSI7fQ== professor Bruno Mazzoni.
In realtà, quando si pensa al Camposanto di Săpânța, quello che colpisce è che l’unico Cimitero allegro, e a suo modo irriverente, esistente al mondo si trovi propria nella rigidissima ed ortodossa Romania.
Ebbene, la spiegazione non è, poi, così difficile. Il cimitero in realtà non fa altro che riflettere ciò che pensavano sul momento della morte gli antichi Daci. Si tratta del concetto di immortalità dell’anima e del passaggio, alla morte, dell’anima verso un mondo migliore, regno del Dio Zamolexes.
A chi resta stupito da questo concetto che, a primo acchito, sembrerebbe pagano, basta ricordare che tutte le religioni fondano le proprie basi nel concetto dell’anima immortale e del Dio che attende i buoni in un ipotetico Paradiso. I Rumeni, quindi, con la creazione del Cimitero di Săpânța, hanno interpretato il concetto di vita dopo la morte in un perfetto mix di paganesimo ed ortodossia. Ma, d’altro canto, non si tratta dell’unica tradizione “pagana” nella ortodossia rumena.

Basta pensare, ad esempio, al fatto che, ancora oggi, quando un uomo muore, gli amici si alternano al letto di morte e lo vegliano ininterrottamente per 3 notti e 3 giorni, senza lasciarlo mai solo, nella ferrea convinzione che, in caso contrario, la sua anima passerà oltre in tristezza. Addirittura mangiano, bevono e giocano a carte in presenza del defunto, raccontandosi storie spiritose su di lui, con allegria.

Al termine dei 3 giorni di veglia, il feretro viene trasportato in chiesa per la celebrazione funebre e la benedizione del sacerdote. Una volta chiusa la bara, poi, si provvede alle operazioni di sepoltura in Cimitero, seguite da un banchetto tra gli intervenuti al funerale.
In Italia, il momento del funerale è ben diverso, certamente più sobrio e connotato da profonda tristezza mentre i Cimiteri sono solo luogo di preghiera e dolore. E’, tuttavia, vero che anche qui da noi molti Cimiteri, ormai in disuso, sono divenuti fonti di attrazione turistica, spesso connotati da leggende locali.
E’ il caso, ad esempio, del Cimitero delle Fontanelle, a Napoli.
Costruito nel 1656 per dare sepoltura a chi moriva di peste, è divenuto molto famoso per il culto delle “anime pezzentelle”, in base al quale i fedeli adottavano un cranio (detto capuzzella), impegnandosi a curarlo e proteggerle in cambio della protezione dell’anima del defunto cui il teschio apparteneva.